giovedì 29 marzo 2018

Come diventare maratoneti... sul serio

Una premessa
Il 5 novembre del 2005. a 37 anni, correvo la mia prima maratona; a New York.
Non avevo praticamente nessuna esperienza podistica se non gli allenamenti che facevo due o tre volte alla settimana con il gruppo della palestra. A questi si era aggiunta una "preparazione specifica" per la maratona consistente in un aumento progressivo dei chilometri settimanali e nell'introduzione di qualche "lungo". Non ricordo di aver mai superato i 27 chilometri.
Chiusi la gara in 4:59:36, in condizioni disastrose dopo aver alternato corsa e camminata per tutto il percorso. Dopo la gara cercai di dormire ma inutilmente, i dolori alle gambe erano troppo forti. Mi trascinai la sera a cena zoppicando vistosamente. Continuai a camminare con difficoltà per giorni.

Una storia abbastanza banale, in realtà; la storia di tanti maratoneti che sfidano la distanza in una grande manifestazione, supportati solo dalla inconsapevolezza e dalla voglia di sopravvivere per raccontarlo.

Passarono dodici anni.
Nel 2017 corsi un'altra maratona, a Francoforte. Avevo 49 anni.
Chiusi in 2:57:45.
Dopo la gara andammo con i compagni di viaggio in giro per la città in cerca di un ristorante. Avvertivo un po' di stanchezza ma niente di ché.

Dodici anni più vecchio, due ore in meno sulla maratona. Cosa era successo?

Ecco, in questo post vorrei cercare di spiegarlo. Non sono un allenatore nè un preparatore atletico nè un nutrizionista, per cui le considerazioni che farò non vanno prese in senso prescrittivo. Semplicemente racconto come ho fatto.

Avvicinamento
Tra il 2005 e il 2017 non sono rimasto fermo: ho corso circa altre 25 maratone. I tempi miglioravano rispetto all'esordio di New York, passando prima a 4 ore, poi a 3 ore e 30, poi a 3 ore e 15 minuti.
Tempi rispettabilissimi che mi allineavano con la media dei maratoneti miei coetanei, anzi diciamo che ero inserito tra quelli "veloci".
La maggior parte dei miei compagni di corsa per la verità aveva progressivamente abbandonato la maratona spostandosi su distanze più brevi ma soprattutto dandosi al triathlon.
Li capivo benissimo: continuare ad allenarsi senza miglioramenti visibili è poco motivante.
Io continuavo soprattutto perché associavo le maratone ai viaggi, il che rendeva il tutto più divertente.
Nel 2016 decisi però di dare una scossa alla routine e di pormi un obiettivo vero: correre la maratona sotto le 3 ore.

Come fare? Un approccio empirico
Leggendo le varie tabelle reperibili su Internet emergeva un quadro sconfortante. Le 3 ore costituivano il Sacro Graal della Maratona e richiedevano un salto di qualità assoluto. Le tabelle di allenamento proposte prevedevano 6 sedute settimanali con un chilometraggio da semi-professionista.
Avevo già provato a aumentare le sedute di allenamento e i chilometri, arrivando (Chicago 2015) al mio personale di 3:15:11. Ben distante dall'obiettivo.
Non mi sembrava possibile aumentare ancora i chilometri o le sedute di allenamento.
Così decisi di rifondare cartesianamente la modalità di preparare la maratona: ripartendo da zero e  ragionando cercando di prendere il meglio dall'esperienza maturata.

In primo luogo, un po' di matematica. Per correre la maratona in 3 ore bisogna tenere una media di 4 minuti e 15 al secondo. In realtà un po' meno visto che mediamente una maratona è lunga 42 chilometri e 400 metri (il percorso che si tiene effettivamente non è mai quello ottimale).

Lo chiameremo ritmo gara, tra 4:15 e 4:12.

Poi, un po' di esperienza - dodici anni di gare mi avevano insegnato un po' di cose.
Le cito alla rinfusa, senza un ordine particolare:

  • La maratona è una corsa per specialisti. Tutte le discipline dell'atletica lo sono in qualche misura ma la maratona è particolare. Intanto è l'unica gara dove (con pochissime eccezioni)  non si fa mai in allenamento tutta la distanza. Di conseguenza le tabelle di preparazione per la maratona comprendono diversi tipi di allenamento, anzi tipi di allenamento diversi dalla gara. Questi allenamenti però non sono autonomi ma devono sempre essere riportati all'obiettivo finale. Le ripetute veloci servono a fare più velocemente i medi e i medi veloci servono a velocizzare i lunghi. Come dice Lucio Dalla "La vita è una catena. Qualche volta fa un po' male..."
  • Il quesito di base "A che velocità si corre la maratona?"  che alimenta discussioni interminabili è in realtà molto semplice: la velocità che si terrà in gara non si discosterà di molto da quella dei lunghi. Come dicono i Ratt "What you give is what you get"
  • Per correre 42 chilometri a 4:15 bisogna che questa velocità sia - se non di tutto riposo - almeno sostenibile senza particolari sforzi. Deve essere quindi una velocità di recupero. Correre più lentamente non serve.


Conclusione 1: A parte il riscaldamento, si corre a ritmo gara o più veloce.

Da qui i primi due tipi di allenamento:
  • Medio Con Variazioni: corsa a ritmo gara con varianti più veloci.
  • Velocità: ripetute dai 500 mt ai 1500 mt e recupero da fermo. La velocità di picco non è mai quella massimale, si arriva intorno ai 3:45 al chilometro per le ripetute da 1 chilometro e 3:35 per quelle da 500 mt.
In secondo luogo, il peso. Secondo Albanesi (autore antipatico a molti ma spietatamente veritiero) per un dilettante il peso è un aspetto più importante dell'allenamento. Avevo sempre preso questa affermazione come una evidente esagerazione volta a sottolineare l'importanza del peso in una gara come la maratona.
Ma l'esperienza e l'analisi retrospettiva degli allenamenti passati mi ha portato a considerare che si tratta di una affermazione da prendere alla lettera, nel senso che:

  • la quantità di allenamento alla fine è un parametro, una costante. Passare da tre a quattro sedute settimanali è sicuramente un salto di qualità fondamentale ma arrivare a sei o sette costituisce una scelta di vita e di priorità molto forte. Significa diventare dei semi-professionisti ma a quel punto bisogna farsi seguire da un allenatore e quasi reimpostare la propria esistenza. Alla fine non ci si riesce o ci si riesce per brevi periodi.
  • gran parte dell'allenamento che si fa a bassa velocità e che Albanesi - come peraltro molti altri allenatori - sconsiglia in realtà non serve a  aumentare le prestazioni ma a controllare il peso. Da questo punto di vista anche il metodo FIRST trova la sua efficacia nel controllo del peso tramite il cross training, mentre gli allenamenti effettivamente qualificanti sono tre a settimana e con relativamente pochi chilometri.
Conclusione 2: Il peso si gestisce con l'alimentazione e non correndo a bassa velocità.

Da qui il terzo tipo di allenamento: progressivo con partenza a ritmo gara e poi più veloce.

Infine, il quarto tipo di allenamento, il più classico, il lungo. Che sia l'allenamento chiave della preparazione è fuor di dubbio. Ma a che velocità correrlo? Qui le scuole di pensiero abbondano ma se si scava un po' emerge l'equivoco già individuato: correre a una velocità inferiore al ritmo gara non è funzionale al miglioramento diretto delle prestazioni ma a gestire le problematiche del peso. Correre a un ritmo più lento del ritmo gara contribuisce al dimagrimento e consente di arrivare più leggeri alla gara.
Se però il peso è già a posto, il lungo si corre come prova generale della maratona, ossia a ritmo gara. 

Conclusione 3: il lungo è come la gara, con una distanza più breve.
Corollario della Conclusione 3: il lungo è una metafora della gara. Si corre su percorsi simili a quello di gara (piatto, collinare ecc.) e dopo un mini-scarico (di solito 2 giorni di riposo).

Nota al Corollario della Conclusione 3: qualcuno sostiene che fare il lungo "da stanchi" è più allenante. Certo, è vero; così come è più allenante farlo tutto in salita. Ma così perde la sua natura di avvicinamento alle condizioni di gara.

Cicli e periodi
I quattro tipi di allenamento seguono logiche simili ma complementari.
In linea di massimo con l'avvicinarsi della gara si fanno più lunghi e medi e meno velocità.
Tuttavia la velocità non scompare mai ma tende a diventare a sua volta un allenamento di resistenza alla velocità.
La seguente tabella dà una idea:

Grafico allenamenti maratona











La tabella non è di immediata lettura ma una volta capito il funzionamento chiarisce bene gli aspetti fondamentali.
  • Le righe colorate indicano i tipi di allenamento.
  • Le colonne indicano le settimane: quattro allenamenti a settimana.
  • Dentro il grafico sono indicati i chilometri per ogni allenamento; questo dà il senso dell'impegno richiesto ma naturalmente i chilometri non sono tutti uguali e devono essere fatti in funzione del tipo di allenamento
  • In basso sono indicati i chilometri per settimana. Non torna il totale? Questo perché l'uscita minima è di 12 chilometri. Gli allenamneti di velocità hanno tutti una parte finale a ritmo gara sino al completamento dei 12 chilometri.
  • I 21 chilometri del lungo possono essere fatti come gara di mezza maratona.

Riepilogo i tipi di allenamento:
Velocità 2, 5 km di riscaldamento, poi ripetute con recupero di 90 secondi da fermo. Totale km: 12, i rimanenti a ritmo gara.

Medio con variazioni 2,5 km di riscaldamento poi frazione breve a velocità più alta di quella della gara di 10 o 15 secondi, poi frazione lunga a velocità gara che diventa la velocità di recupero

Medio progressivo 2,5 km di riscaldamento poi a ritmo gara per 5 km poi in progressione

Lungo 2,5 di riscaldamento, 7,5 a ritmo maratona + 15 secondi, i rimanenti a ritmo maratona


martedì 4 ottobre 2011

Maratona di Cagliari del 2 ottobre 2011




















Tempi per chilometro






Tempo totale: 3:23:38

sabato 5 febbraio 2011

sabato 29 gennaio 2011

Allenamento di sabato 29 gennaio 2011




In giro per Cagliari, 28 km @4:54

mercoledì 29 settembre 2010

Prestazioni cronometriche in funzione dell'età




Il grafico riporta le prestazioni cronometriche medie (linea viola) in funzione dell'età (espressa in anni) e la numerosità di atleti (linea blu) sempre in funzione dell'età.

I dati sono tratti dalla Maratona di Milano del 2007.

Emergono due considerazioni:

1) Le prestazioni cronometriche medie non peggiorano in modo particolare tra i 30 e i 45 anni , il che è una considerazione abbastanza confortante. In effetti il decadimento medio delle prestazioni è abbastanza contenuto sino ai 50, poi i dati sono abbastanza dispersi;

2) La maggior parte dei maratoneti si concentra intorno ai 40 anni. L'età media (ponderata) è di 42,5, un po' più dei kilometri da fare... Il 50% è tra i 35 e i 45 anni, il 75% tra i 35 e i 55 anni.

L'età media dei maratoneti sotto le 3 ore è 38, 5 anni.

lunedì 6 settembre 2010

sabato 21 agosto 2010

Allenamento di sabato 21 agosto 2010

Lungo, con incremento pulsazioni nel finale dovuto, credo, al gran caldo








mercoledì 18 agosto 2010

Metodo FIRST

Il FIRST (Furman Institute of Running & Scientific Training), elaborato da Bill Pierce e Scott Murr della Furman University, è un metodo di allenamento per la corsa agonistica su distanze variabili dai 5 kilometri sino alla maratona. Rispetto ai metodi tradizionali di allenamento promette di far conseguire miglioramenti nelle prestazioni cronometriche e nella resistenza agli infortuni attraverso una riduzione dei kilometri percorsi in allenamento associata a un incremento nella velocità tenuta negli allenamenti stessi e all'introduzione di sedute di cross-training (allenamenti in sport diversi dalla corsa).
Lo slogan del FIRST "run less, run faster" sintetizza efficacemente questo approccio.
L'idea alla base del FIRST, secondo quanto riportato nel sito ufficiale, è nata dal passaggio degli autori - Bill Pierce e Scott Murr - dalla pratica della corsa al triathlon. Riducendo i kilometri dedicati all'allenamento della corsa - per poter fare spazio a nuoto e bici - scoprirono che le prestazioni nella corsa non solo non peggioravano - come sembrava inevitabile - ma addirittura miglioraravano.
Da questa prima intuizione venne codificata la struttura del FIRST, caratterizzata da 5 allenamenti settimanali, dei quali 3 di corsa e 2 di cross- training ossia di sport diversi dalla corsa ma analoghi per quanto riguarda l'impegno aerobico (tipicamente: nuoto e ciclismo).
I tre allenamenti di corsa sono composti da
1) ripetute veloci,
2) medie distanza con velocità prossima alla soglia anaerobica,
3) lungo.
Nel testo ufficiale del FIRST esistono tabelle molto dettagliate sui ritmi da tenere per questi allenamenti (per acquistare il testo originale che non mi risulta che sia stato tradotto in italiano: http://www.amazon.com/gp/product/159486649X/ref=ord_cart_shr?ie=UTF8&m=ATVPDKIKX0DER )
Al seguente link è possibile scaricare un foglio excel che consente di calcolare tali tempi sulla base dei parametri richiesti generando così una tabella di allenamento completa: http://furo66.wordpress.com/2007/12/16/maratona-due-motivi-per-scegliere-il-first-e-la-tabella-dallenamento-configurabile/

Un'altra fonte importante da considerare è il sito della Furman University, in particolare le FAQ:
http://www2.furman.edu/sites/first/Pages/FAQ.aspx

Il metodo FIRST è stato spesso ripreso dalla rivista Runner'sWorld
http://runnersworld.com/article/0,7120,s6-238-244--11816-0,00.html
Il tono un po' enfatico di questi articoli è caratteristico della rivista, dopo la lettura ci si chiede come mai tanti allenatori e atleti si ostinino a utilizzare i metodi tradizionali. Un altro aspetto molto evidenziato è la scientificità dell'approccio. Vengono citate percentuali di efficacia impressionanti su campioni molto variegati (dalla 5 ore a meno di 3 sulla maratona, donne, uomini, giovani e anziani) e molto numerosi.

Ora, qualche considerazione.

Non è così facile
Il fatto che il FIRST preveda solo tre uscite di corsa settimanali può creare aspettative errate. Gli allenamenti settimanali sono  cinque, non tre. Le due sedute di cross training non sono facoltative e devono essere fatte a un livello di impegno fisico analogo a quello delle sedute di corsa.
In pratica servono a far riposare le gambe o - meglio - a fare attività meno traumatiche con le gambe - come nel caso del ciclismo. Nel caso del nuoto è prevista una particolare attenzione per l'uso delle gambe piuttosto che delle braccia, vedi
http://www.furman.edu/first/2006%20cross-training%20workouts.pdf
Il tempo richiesto complessivamente non è quindi molto diverso dai programmi tradizionali.
Il FIRT è però più vario e, di conseguenza, meno noioso e con minore probabilità di portare a infortuni.

Infortuni
Correre meno significa avere meno probabilità di infortunio. Sembra indubitabile, anche se l'esperienza insegna che spesso gli infortuni sono legati a eccessivi incrementi nel kilometraggio o ad andature troppo monotone, ma comunque ridurre i kilometri percorsi certamente abbassa il rischio, specie in una prospettiva di lungo periodo.
Difficile dire però di quanto; difficile soprattutto valutare il rischio legato a un incremento della velocità delle ripetute, spesso vicina al limite dell'atleta. Difficile dire che ruolo giochino i lunghi come descritto nel seguente paragrafo.

Meno kilometri
Si fanno al massimo circa 50 km a settimana, certamente meno rispetto agli approcci tradizionali.
Questa riduzione del kilometraggio settimanale viene compensata dalla maggiore velocità e impegno nelle prove, e su questo bilanciamento si basa la logica e quindi la credibilità del FIRST (corro meno ma corro più veloce).
Chi analizza pro e contro del FIRST di solito si basa su questa dicotomia e imposta la scelta sulla disponibilità dell'atleta a impegnarsi duramente nelle ripetute in cambio di maggior tempo libero (da dedicare comunque ad altre attività aerobiche) .
Un aspetto che invece non viene spesso colto ma che appare evidente quando si applica il FIRST è il ruolo dei lunghi. Nelle16 settimane che compongono il programma per 5 volte si corre un lungo di 32 kilometri, a un ritmo di 20-28 secondi più alto di quello previsto in gara. Si corre per sei volte una distanza compresa tra i 24 e i 29 kilometri, per tre volte si corrono ii 21 kilometri.
Il primo lungo da 32 km si corre 3 mesi prima della gara, a un ritmo di 28 secondi più alto del ritmo gara.
Si tratta di un impegno fisicamente molto impegnativo, che comporta che per 5 settimane si corre il 64% del kilometraggio settimanale in una sola seduta, e che si corre da subito a ritmi sostenuti. Non mi vengono in mente sistemi migliori per infortunarsi! Nelle FAQ del sito si dice, un po' sibillinamente: "Be sure that you are trained to handle the long run distance for whichever week you begin following the schedule". Un avvertimento molto opportuno.


Incremento delle prestazioni
Questo è un punto delicato, sul quale è difficile essere "scientifici" come vorrebbero i sostenitori del FIRST. Le statistiche citate sono in effetti impressionanti, praticamente la totalità dei partecipanti ai programmi di allenamento con il FIRST fanno il loro personale sulla maratona. Quelli che non ci riescono è perché si ritirano per problemi familiari o altri elementi estranei all'allenamento.
E' difficile esprimere un giudizio su queste statistiche senza approfondire dettagliatamente i criteri seguiti per compilarle e interpretarle.
In particolare è difficile capire quanto in realtà la variabile determinante per l'incremento delle prestazioni cronometriche sia seguire un qualunque programma di allenamento - che sia ragionevole e ben strutturato - piuttosto che allenarsi a sentimento o comunque in modo estemporaneo come spesso succede.

In altre parole, il FIRST sicuramente funziona ma probabilmente per motivi estrinseci del tipo:
  • è un sistema vario e meno noioso dei classici programmi da 80 km a settimana, per cui ha maggiori probabilità di essere seguito in maniera continuativa sino in fondo;
  • è adatto a che ha già una buona resistenza e può permettersi molti lunghi senza infortunarsi puntando sull'incremento di velocità.

Un'altra osservazione che conferma l'ultimo punto scaturisce dal tipo di parametrizzaizone usata per calcolare le andature.
Vengono richiesti due parametri:
  1. la velocità sui 5000 mt ottenuta effettivamente in gara o in un allenamento tirato;
  2. l'andatura che si desidera tenere in maratona.
Il primo parametro serve a calcolare le andature sulle ripetute e sui medi veloci (primi due allenamenti), il secondo per calcolare l'andatura sui lunghi (terzo allenamento della settimana)
I due paramentri sono del tutto indipendenti.
In pratica si fa velocità quasi massimale i primi due giorni, il terzo giorno si prova la maratona. Mancano quei lavori tipici delle tabelle tradizionali, i medi (da 12 a 18 km) corsi a velocità intermedia che dovrebbero fungere da collegamento tra questi due mondi.
Con l'elimazione di questo tipo di seduta di allenamento il FIRST riduce significativamente il kilometraggio ma deve necessariamente presupporre che l'atleta sià già in condizione di correre i lunghi a buon ritmo.

domenica 8 agosto 2010

Mezza maratona di Cagliari - prova del percorso


Prova della Mezza maratona di Cagliari che si terrà il 10/10/10 (assieme alla Maratona)
Percorso ondulato ma senza grossi strappi, finale veloce in via Dante

sabato 12 giugno 2010

domenica 4 aprile 2010

domenica 23 novembre 2008

sabato 8 novembre 2008

Allenamento di sabato 8 novembre 2008


Media sui 10 km: 4:29
Media sugli ultimi 5 km: 4:24

venerdì 3 ottobre 2008

Allenamento di venerdì 3 ottobre 2008


Poetto - 15 km con 4 km veloci

martedì 30 settembre 2008

domenica 28 settembre 2008

giovedì 25 settembre 2008

Allenamento di giovedì 25 settembre 2008



Dopo i 400 mancata reimpostazione del giro automatico...

domenica 21 settembre 2008

sabato 20 settembre 2008

mercoledì 17 settembre 2008

domenica 14 settembre 2008